giovedì 11 agosto 2011

VIAGGIO A RITROSO

Eccomi in stazione. L' odore del costoso dopobarba che ho adoperato si mescola con gli afrori di una umanità che sta per addormentarsi sul materasso di una città dormiente e assente.
"Buongiorno, mi dia un biglietto. Voglio spendere sui 100 euro e viaggiare in prima classe, la destinazione la scelga lei".
Esordisco con la solita frase, quella che riservo per i giorni "particolari" della mia vita. Quei giorni nei quali decido che partire è la cosa giusta da fare.
Come solitamente succede, il bigliettaio mi guarda stupito ma io sono ormai collaudato a queste reazioni e ho il cosiddetto antitodo consistente nell'essere vestito in maniera estremamente elegante e nell'avere un tono di voce sicuro e leggermente autorevole. Questo fa sì che dopo un attimo di smarrimento mi venga consegnato un biglietto.
Lo prendo, pago e senza fretta guardo la destinazione. Nessuna emozione particolare: il viaggio è solo all'inizio. Devo aspettare quasi un'ora. Mi siedo in sala d'attesa, quella per i viaggiatori di seconda classe e gli odori, contenti, fanno nuovamente l'amore tra loro.
Una vecchia rugosa e catarrosa mi sorride e mi saluta con la mano, facendomi "ciao" come i bambini piccoli. Io le sorrido e lei mi manda un bacio. Continuiamo per un bel pò a dialogare in questa maniera finchè lei non si addormenta di colpo, dopo aver dato un copo di tosse violentissimo. Che bella vecchia, con l'animo da bambina, dolce e sorridente. Mi avvicino e le accarezzo il viso rovinato dal gelo e i capelli gialli e sporchi. Non dorme. Sta finalmente riposando in un mondo pieno di anime bambine dove gli occhi non hanno perso quella luce, quel riflesso dell'anima che gli adulti non hanno più.
Mi affretto. La mia prima classe sta per partire. Da qualche parte c'è un bambino che aspetta anche me.

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