giovedì 29 luglio 2010

L’amore non ha eco o forse ne ha infiniti

Il tremore di eteree visioni
si spegne tra urla. Negli anfratti
silenziose fughe di ratti
e ansie di vane allucinazioni.

mercoledì 28 luglio 2010

L 'Eco di Cappuccetto Rosso



Adesso sono passati molti anni e questo tipo di scrittura, di fantasticare e di giocare con gli echi dell'anima non sono più confacenti alla mia persona ma non bisogna mai rinnegare ciò che ha fatto vibrare anche minimamente una corda. Quindi ecco l' Eco di Cappuccetto Rosso!!.

Lei era una piccola capobanda e se ne andava in giro con un gruppetto di delinquenti imberbi armati di Umts e di staelliti spargendo terrore tra gli internauti. Un giorno, dopo aver fatto il giro delle web-tv, piccoli bugigattoli con le luci al neon e pareti mai immacolate, vide il sole gonfio di sangue che schizzava all’intorno e decise di affidarsi allo scatenarsi incontrollabile di una centrifuga impazzita, quella del sesso che odorava d’animali scuoiati, di mare e di teste di pesce e di conigli disumanamente sgozzati. Con un clic abbandonò la banda e seguì il miagolare coolor vinaccia di gatti crollati da chissà quale cornicione. Cammina e cammina, il piccolo Cappuccetto Rosso, si trovò in un grande giardino di città straripante d’orchidee dischiuse come ventri invitanti, byte dalla tortuosità polipesca, lentigginose bistecche, fiori carnivori, forse anche cannibali, con quel loro quaresimale fascino coinvolgente, e una grossa gabbia con migliaia di galline. Arrivò un suonatore di mariachi, con la chitarra, la faccia innocente, un po’ di talento, un po’ di speranza. Ma è una speranza infondata. Lei non è in attesa del suo amore. Il mariachi ha nel suo contenitore un arsenale di armi automatiche. E’ una speranza infondata. Non la voluttà ma il sesso si è sprigionato qui, vicino alla gabbia con le galline, in questo odore di pollaio, qui nel cuore di una città cresciuta senza un albero…

martedì 27 luglio 2010

Eterna Eco

“Ciao, M o F?”
Così, in una notte odorante e seducente, inizio per la prima volta a ciattare*
“ Si, nonna. Si inizia così” , “Prima fai il loghin*, poi inserisci un nicneim*” e……”
Si, avevo capito. Anche se e non avvezza a certe diavolerie, i miei nipoti erano stati bravi nelle loro spiegazioni.
Sono passati mesi, finché una notte ho sentito un odore diverso dal solito. Odore di sogno.
Accendo il pc.
“Ciao, M o F?”
Colpita subito da un nic: Eterna Eco. Il mio, inventato di getto, era Eterno Eco e, anche se mi ero accorta dell’errore bè, ormai avevo superato il loghin e le altre diavolerie!
Strano: un nomignolo simile al mio!
“S” la risposta del mio oscuro interlocutore.
“S ?”
“Si, S. Sogno”
“Talora ho paura di permettere alla mia mente di abbandonarsi ai sogni ”.
Ma questa notte è veramente profumata, fragrante come non avvertivo da anni e anni.
“ Perché ti sei interrotta!, Perché non hai scritto che senti un profumo che sta penetrando i tuoi sensi? ”
“Chi sei?”
“S”
“Quando mi lascio cullare dal dolce tremore dei sogni, vedo, sento, ricordo”
Che notte! L’eco non intimorisce, affascina: percepito dall’ orecchio di una bambina.
“ L’eco non è eterno, eppure stiamo respirando questa notte con lo stesso sbaglio. Sbaglio? ”
“Chi sei?”
“S”
Stupidamente ripetevo la domanda, affascinata da questo strano incontro e ostinata nel volerne dare una interpretazione.
Io, scienziata, ricercatrice con la mente che non vuole abbandonarsi ai sogni. Ma, dovevo pur fare i conti con la mia anima, prima o poi!
“E’ buono il profumo che stai assaporando. Buono perché non avevi mai voluto ascoltare la tua vecchia, dolce, delicata anima”.
La connessione è terminata, riconnettersi?
I nipoti sono intorno a me.
La stanza è dolcemente fresca, profumata. Qualcuno mi ha già portato dei vecchi, dolci e delicati fiori.

*vocaboli inesatti scritti intenzionalmente dall’ autore

giovedì 22 luglio 2010

Clangore di scambi

Piove a dirotto, l'intercity per Milano è fermo a Livorno per un fulmine. Un ferroviere ci comunica la partenza di un interregionale che avrebbe però percorso un altro itinerario . Prendo l'occasione al volo e salgo su una vettura di certo meno confortevole ma sicuramente utile a questo famoso ingegnere che si appresta a presentare il suo ambizioso progetto: un misto di ardimento ingegneristico e provocazione socio-politica: la costruzione più alta del mondo! Non gli arabi ma noi occidentali saremmo stati i detentori dell' edificio più imponente del globo. Vi avrebbero lavorato operai di tutte le razze e di ogni credo religioso. Mi reco a Milano, subito, per un imprimatur quasi scontato e poi, alla volta delle Americhe. Una giovane capotreno asciutta nonostante il violento nubifragio in corso mi accoglie nel vagone in cui salgo; si scusa per il fatto che io debba viaggiare in una categoria inferiore...non sa se potrò chiedere il rimborso. Mi guarda sorridente, e mentre scruta il biglietto è come se scrutasse non solo la validità del titolo di viaggio ma un qualche cosa che ha notato in me, un qualche cosa che mi ha sorpreso stamattina appena alzato ma che ho voluto relegare in un angolo chiuso della mia anima. Comunque non è proprio il caso di fare i romantici o gli idealisti oggi. Mi accomodo meglio sul sedile, accendo il portatile: credo sia meglio concentrarmi sugli ultimi dettagli della mia relazione. Che notte nera! I lampi, il nubifragio, i tuoni assordanti. Il dolce dondolio del treno mi culla, il ritmico rumore delle rotaie mi acquieta, la vettura che entra nelle lunghe e protettive gallerie....,le palpebre si appesantiscono; il dormiveglia accarezza la mia anima confusa da mille calcoli frammisti a voci fruscianti di operai francesi; parole cadenzate, vocali aperte e allungate di giovani ragazzi palermitani dai belli occhi verdi. Uno scalpellino dal colorito bronzeo e dal corpo d'avorio lavora cantando una karmica filastrocca mentre un corpulento e rubizzo omone tira su sacchi enormi di cemento tra canti di pirati affamati di ori. E la torre di cuori e menti sale, sale, sale, forte simbolo di potere, enorme monolito della superbia. Socchiudo gli occhi in un alba apocalittica. Gli operai ora sono litigiosi, le voci concitate, odore di sangue, rumori di ferraglia: una grande battaglia a suon di enormi spade. No...è il treno che sferraglia su una serie di scambi; il monolito crolla tra dolore di mamme e risate di uomini che fumano pipe. Intravedo un cartello: Arquata Scrivia. E' ormai giorno: apro il finestrino, l'aria è frizzante e buona, c'è un grande arcobaleno. Scendo. Oggi è il vero grande giorno, quello per il quale ho lavorato tutta una vita, per il quale ho sacrificato vecchie passioni, una donna, un foulard rosso profumato di legno di sandalo, la voglia di avere una figlia delicata come quella che ha guardato oltre il mio biglietto. Al bar una donna di una bellezza antica mi sorride. Attendeva me ormai da anni….ma questa è un'altra storia.

Fenice.....Araba?

Il momento più fastidioso per me è proprio quello della salita sul treno, che diamine! Un po' di garbo! Non è possibile che ogni volta una signorina di una certa età e di una certa estrazione sociale come me venga sballonzolata a destra e a manca e a volte urtata ( si, avete sentito bene, urtata, sbatacchiata, anche se a onor del vero leggermente) contro porte, mancorrenti e ammennicoli vari. Dopo arrivano scuse, carezze, promesse di maggior attenzione per il futuro ma io non cedo almeno per un paio d'ore, non do confidenza a nessuno e mi concentro nel mio gioco preferito. Gioco assai raffinato con il quale del resto metto in pratica i miei studi, le mie conoscenze, le arti e le astuzie che al momento non posso esercitare pubblicamente.
Prima della partenza del treno ecco che mi si presentano due paia di piedi molto interessanti: mocassini estivi nuovissimi e molto costosi; quando l'uomo si siede posso notare delle calze in filo di Scozia dal colore intonato ai pantaloni dal risvolto perfetto da sartoria. Si, ad un osservatore distratto potrebbero sembrare appartenere ad un costruttore, un avvocato o un primario ma io ho altre armi di giudizio. La sua ventiquattrore è dozzinale, acquistata di corsa e il profumo....l'odore, non mi piace: ha un che di cattivo, il suo animo non è gentile, il suo corpo non è predisposto all' amore bensì all'odio. Guardo meglio i tacchi delle sue scarpe. Il tacco della sola scarpa sinistra è consumatissimo e questa non è una cosa buona. Credo non farà in tempo a realizzare i suoi propositi maligni. Intanto il treno è in piena corsa. Il suo leggero rollio mi fa impazzire di gioia. Sospiro, giro lo sguardo verso gli altri piedi: deliziosi in due sandalini verdi, graziosi dal tacchetto basso. Voglio rassicurarvi, i tacchi sono perfettamente allineati tra loro, ma la punta e il lato esterno della scarpa destra hanno la vernice consumata , tipico delle persone in cerca di protezione. Vi starete chiedendo cosa deduco dal loro odore? Credo sia meglio soprassedere!
Il convoglio è in frenata: rieccoci alla fase di “sballottamento”. Siamo quasi arrivati.
Ah, perdonatemi, non mi sono presentata: mi chiamo Fenice, sono la vecchia gatta della baronessa Pitichiò.
Spesso in viaggio, nel mio comodo trasportino, tra Agrigento e Caltanissetta ,mi diletto in veggenze delle quali non posso produrre prove a mio favore e, come la mia prozia alata e araba, rinascerò dopo la mia morte dalle mie stesse ceneri. Ma questa è un'altra storia.

Per chi entra.....Per chi esce......

Probabilmente chi è quì ci è arrivato seguendo un eco. Quale esso sia non è importante o magari è importantisimo.Questo non sta a me deciderlo ma a colui che crede di aver seguito l'eco.
Tutto quello che leggerai assumerà un valore solamente se deciderai di dargli il tuo di eco. Ricorda quì l'attore principale sei TU non io. IO sono il bianco costone innevato e sferzato dal vento, il verde declivio silenzioso , il profondo baratro avvolto nella canicola, la grigia lontana muraglia dove potrebbe generarsi l'eco....ma l'eco rimane e sarà sempre tuo: un parto della tua mente, del tuo spirito, della tua fantasia, delle tue emozioni, della tua vita che spendi con gioia, fatica, armonia . L' eco della tua unicità. Quindi, benvenuto visitatore che con la tua presenza animi questo cristallo sfavillante ma gelido nella sua fredda e solitaria bellezza.
Adesso le alternative sono solo due ed entrambe giuste:proseguire o andare via. Dipende dall'eco. Se prosegui l'eco ha deciso di portarti lontano e se rimani l'eco ha deciso di portarti lontano.