mercoledì 4 agosto 2010

Baobab

Sono arrivato, quindi: ansimante davanti alla tua porta, portando con me un guizzante e forse morente anelito d’amore.
Trattengo il respiro, chiudo gli occhi e tanti piccoli puntini iridescenti sventano la notte dalle mie pupille, penetrano la iridata superficie acquosa e, a cavallo del cristallino, invadono il mio essere, si approriano del verbo in un gioco d’ombre che pone la vita e la morte come a volersi sfidare.
Apro gli occhi, guardo alla mia destra, fuori da una finestra, e la vista della luna con il suo morbido alone color seppia mi eccita stranamente.
Percè tanta paura! Perché tanto timore!
La mal levigata superficie di una porta chiusa non dovrebbe presagire nulla.
La mia mano ora, come animata di vita propria, preme timorosa ma con prepotenza sul legno e i miei occhi vedono te, mio diamante, mia luce.
Spenta.
Il diamante nella mia tasca non emana più la sua luce sfascinante.
Domani ti porterò delle camelie.

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